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L’impatto sul lavoro

Siamo ora al quarto mese e comunico la notizia anche sul posto di lavoro. Per me, così riservata, non è facile aprire la porta della mia sfera privata e intima agli altri, ma è stato sorprendentemente bello vedere la sincera reazione di felicità di tutti.

Da sempre ho un senso del dovere ed una coscienza molto (troppo!) presente, e avevo paura di comunicare quello che poteva rappresentare “un problema” per l’azienda.

Naturalmente è difficile combattere la propria natura e quindi ho tutta l’intenzione di organizzarmi per ridurre al minimo i disagi in ufficio, in modo da portare avanti comunque il mio lavoro, salute psico/fisica permettendo, of course.


 


Dopo la tematica che ha affrontato Roberta nel suo racconto, ecco un interessante articolo che è apparso sulla nostra rivista riguardante proprio il tema maternità/lavoro.


Per agevolarti nella lettura apri i PDF delle pagine dell’articolo

Mamme e lavoro, quali diritti?

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Il test che ti cambia la vita

Ma torniamo a noi.

Dopo circa dieci giorni di ritardo compro su Amazon (da buona millennial) un test di gravidanza, che eseguo e subito dopo, senza avere il coraggio di guardarlo, abbandono in bagno.

Me ne sono proprio andata in un’altra stanza, chiudendo la porta alle mie spalle come se quell’arnese, che mi avrebbe di lì a poco aperto un mondo sul futuro, potesse prendere vita.

Mio marito a quel punto prende in mano la situazione e coraggiosamente entra per consultare il verdetto… dai suoi occhi pieni di emozione capisco che è fatta… la risposta è sì ed ora la questione si fa seria!

Trascorre un mesetto prima del primo controllo dal ginecologo: ci sarà ancora? È sempre lì? E se era un falso positivo? Ci tengo già a questo bimbo… e se facessi un altro test di gravidanza?

La visita mi conferma che c’è, un piccolo gamberetto, e va tutto bene!